mercoledì 18 maggio 2011

Uguale a chi?

Nell’epoca A.B. (Avanti Blog) quando nella mia testolina incasinata ronzavano post, che non avrei mai più trovato il coraggio di scrivere, ce n’era uno che s’intitolava così: “mia figlia è razzista

(Aisha, immagine tratta dal web)

 
… era su questo tono;
 
"Una delle migliori amiche di mia figlia è marocchina, il nome dell’amichetto con cui gioca durante l’intervallo si pronuncia con l’H aspirata, la Winx dei suoi sogni è Aisha (vedi da chi s’è presa il nome), e la protagonista delle Angel’s Friends che preferisce, Uriè, è di colore!

Prima o poi dovrò spiegarle che anche noi “bianchi”, non siamo poi così male!!!"


Poi capita che il blog lo apri davvero e, anche se non te lo aspetti, cominci a “conoscere” persone nuove. Alcune sono mamme che una volta avresti definito coraggiose, ma intanto ti sembrano solo meravigliose, perché hanno accolto ed amano i loro bambini oltre ogni se, ed oltre ogni ma.
Questa cosa ti capita mentre stai leggendo un libro, che ha fatto scalpore, per come parla di disabilità, e cominci a pensare che, tu, non saprai mai come avresti reagito!
Succede anche che cominci a pensare al rapporto che hanno i tuoi figli col “diverso” e ti accorgi che probabilmente, ha ragione quella blogger, quando dice che non è che se ne veda molto, in giro.
Ti dici che è perché “quei” bambini vengono ospitati in strutture più adatte alle loro esigenze, capaci di gestire al meglio le problematiche e sviluppare al massimo le capacità dei singoli. Ma in pratica vengono "tenuti" fuori dalle strutture cosidette normali.
Poi, quando porti a casa un altro bellissimo libro, che parla di una sorellina speciale, ti chiedi se i tuoi figli, possono capire cosa tu stia leggendo.
E ripensi a quando eri bambina e alla ragazza che viveva al piano di sopra. Quanto ti piaceva parlare con lei; sapeva scoltare! Magari era la sua curiosità per quelle cose che non poteva vivere in prima persona.

E forse non c’entra niente, ma ti salta in mente, anche quella volta che Aisha ti chiese se zioInformatico e zioGaio vivessero insieme, e con quanta naturalezza ti disse “si vogliono bene come se fossero sposati”, e a te bastò rispondere un semplice “SI” per descriverle l’omosessualità.

E allora ti sorge il dubbio che, forse, ai bambini la diversità non andrebbe spiegata;
se avessero la possibilità di conoscerla, non la troverebbero neanche così tanto strana.

Dedicato al caro fratellino ZioInformatico… Tanti Auguri di Buon Compleanno!

16 commenti:

  1. Bellissimo "Dove andiamo papà?" e vedo che hai letto anche "È non è" :D

    Credo tu abbia ragione sul fatto che non ci sarebbe bisogno di spiegare la diversità ai bambini se avessero la possibilità di conoscerla ma solo se i bambini in questione non fossero già stati influenzati in modo negativo dai grandi...

    Ps: tua figlia è fantastica!

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  2. I libri non li conoscevo ma ti ringrazio tantissimo perchè saranno i miei prossimi acquisti.

    Hai ragione, non ci sarebbe bisogno di spiegare la diversità, se ci fosse modo di viverla. E di non essere contaminati a forza dal sentire comune.

    Mi hai fatto venire in mente il lavoro di un fotografo, Timothy Archibald. Suo figlio è autistico. Leggendo un po' in giro ho scoperto che non accettava questa diversità del figlio. Non riusciva a "comunicare" veramente con lui. A sentirlo.
    Ha deciso allora di fotografarlo. Di vedere il figlio attraverso la lente della sua macchina. Le pose e gli oggetti li sceglieva il figlio. Il risultato è splendido. E loro si sono ritrovati.

    Ti metto il link se ti va di vedere le foto.

    http://www.timothyarchibald.com/#/echolilia/echolilia%20-%20personal%20project/1

    Bellissimo post e auguri al fratellino!

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  3. Ma lo sai che volevo chiedertelo il perchè del nome di tua figlia? (non sono una grande esperta dei cartoni contemporanei, anche se posso vantare una conoscenza impressionante di quelli appartenenti al decennio '80-'90). Mi aveva colpito che avesse un nome arabo, e mi era venuta la curiosità di chiederti se fosse il suo nome vero. Poi mi son detta: ma fatti un po' i BIIP tuoi!
    Ora che l'arcano è svelato mi è tutto più chiaro, ma rimango un poco turbata dalla conturbante winx.
    Cambiando argomento, mi piace molto questa tua riflessione, e mi auguro che, malgrado tutto, continuerai sempre a trovare tempo per scrivere, anche strappandolo alle tue notti di sonno! E' vero: spesso spiegare le cose ai bambini sarebbe più semplice se non ci facessimo noi tante seghe mentali. Io credo che i nostri figli hanno la fortuna di appartenere ad una generazione nuova, che apre loro la mente a mondi diversi dal loro, e questa apertura mentale sarà forse la loro forza, la forza del nostro futuro, di fronte a un presente tanto misero e traballante...

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  4. @Sunshine: credo che "dove andiamo papà" non sia piaciuto proprio a tutti. La moglie dell'autore l'ha criticato e si è "dissociata" dall'opera (e anche dal marito). Io l'ho trovato molto sincero...

    @Own: ho visto le foto. Inquietanti ma molto belle. Mi fa piacere leggere che il figlio non abbia "subito" la situazione.
    Grazie da parte del fratellino latitante (in giro per lavoro), che pur avendo compiuto i suoi 33 anni suonati, rimarrà sempre il più piccolo!!!

    @SuSter: mi sarebbe piaciuto chiamarla Aisha (c'era una canzone...), ma papàbarba preferiva nomi italiani!!! Le Winx, turbavano anche me, all'inizio, soprattutto per la loro esagerata magrezza! Però...se siamo sopravvissute noi alle Barbie...è un discorso talmente lungo!
    Anch'io DEVO avere fiducia-speranza nel futuro...non è che gli stiamo consegnando chissà quali cose!!!

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  5. @Owl: anche io sono andata a guardarmi le foto che hai segnalato e le ho trovate un pochino angoscianti. Credo che non siano tanto le foto a trasmettermi questa sensazione claustrofobica quanto la malattia che rappresentano, e che cercano di rappresentare, forse riuscendoci fin troppo. Forse l'immagine di un bambino che non ride mai. Forse l'idea della barriera di incomunicabilità che lo isola dagli affetti e dal resto del mondo. Forse la prospettiva di un destino di isolamento emotivo tanto più terribile per noi in quanto inspiegabile e incomprensibile. E pensare a come debba essere difficile, se quel bambino fosse tuo figlio.

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  6. Una mia cara amica ai tempi della scuola usava come nickname proprio Aisha, perchè era il nome che le piaceva di più e ancora la sua mail si chiama così :) il diverso cmq nn esiste se non nella mente delle persone...ognuno con la sua sensibilità è un essere speciale :)

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    i bambini sono semplici ma nella loro semplicità c'è tanta profondità!!!

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